Campione dei Novanta

A scuola media introverso, mummia fuori, Narnia dentro.
Ogni docente era certo che io fossi l’armadietto.
Tutto pensavo di fare, sì, tranne questo, tranne che stare in un palazzetto, “Su le mani!” senza un’arma dietro. (Wuuh!)

Tutta colpa di un clip che ho visto. Una botta tipo “tilt” del pinball. Tre tipi del Queens, black Beatles, inattesi come il “drin” del fisco. Un boato cosi forte che è arrivato fino a Chernobyl. Io chiedevo un palco, non figa e centoni, ho solo trovato una fila di censori. (Diamine!)
Chiuso con l’Amiga e il 4 piste mica con l’amica a farmi 4 piste.
In una mattina 4 risme, preso dalla fissa del mio viaggio, Ulisse. Rime senza criteri, la voce di ieri, la faccia di Keith Haring.
Prima delle posse, prima che il rap fosse sulle tracce di Lenin.
Festival di Castrocaro. Andò bene? Mica tanto. “Levati dal cazzo, caro”, andò bene a Di Cataldo.
Mi chiamò la RTI, poi la Sony, poi EmmeTV ma in ogni casa mi fecero fuori, meglio firmare per la casa di Amityville.
Puntavo ad essere un campione dei ’90 ma persi come quel campione dell’Olanda.
Cacciato via dalla stazione di Egolandia, passavano sopra il mio nome in retromarcia.
Dicevano “Quello è uno zero, zero” dal microfono.
Lontano dallo zero zero del binocolo. Rinato come Zero.
Dio benedica gli anni zero, affanni e zelo. Campione dei ’90.

I produttori dicevano: “Tu devi scrivere un pezzo su questo e quello. Fare canzoni che aiutino il pubblico a mettere roba dentro il carrello!”. E sono andato a Sanremo quando rappare a Sanremo aveva l’effetto di un sacrilegio (Buuu)
Io che non ero la star di pregio (buuu) ma lo sfigato che stava in major e comunque mai difeso le mie scelte con unghie, preferivo le caverne o un bunker ma seguii la corrente, prolunghe. I colleghi evolvevano, erano dei mostri, Godzilla. Io mangiavo gli ossi con Wilma. Famoso in Francia come i rossi in bottiglia, al Muline Rouge in una grossa conchiglia.

Beh, erano mosse maldestre, prendevo botte da wrestler, Il mio tracollo palese che va da Cornell a Chester. E dopo il buio l’Ulisse arriva ad Itaca più forte, palestre, chioma folta e basette ma la scena ancora non mi riconosce, Laerte. Aggiungi il vecchio me dentro il “Club 27”, risorto nel 2000 e mi sembra evidente. Che fortuna fu la mia rovina! Ascolto roba new, è una robina, il vuoto di una hit continua, in confronto Mikimix è Bob Dylan.
Puntavo ad essere un campione dei ’90 ma persi come quel campione dell’Olanda.
Cacciato via dalla stazione di Egolandia, passavano sopra il mio nome in retromarcia.
Dicevano “Quello è uno zero, zero” dal microfono.
Lontano dallo zero zero del binocolo. Rinato come Zero.
Dio benedica gli anni zero, affanni e zelo. Campione dei ’90.